Eva Dorme by FRANCESCA MELANDRI

Eva Dorme by FRANCESCA MELANDRI

autore:FRANCESCA MELANDRI [Melandri, Francesca]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Romanzo
ISBN: 9788852018596
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2011-05-16T22:00:00+00:00


60 Germanicità di confine minacciata.

61 Comunità di popoli e di culture.

62 Spazio vitale.

63 Ragazzino.

64 «Due soldati chiedono di lei.»

65 “Tutto in ordine?”

Km 715-850

Il Roma-Reggio Calabria delle undici e ventotto parte in orario. Con mio sollievo non è uno di quegli Eurostar in stile torpedone, con più di cento persone vocianti, mangianti e soprattutto telefonanti obbligate a condividere un unico ambiente per ore. Questo è un buon vecchio treno a lunga percorrenza con gli scompartimenti a sei posti, di quelli che, se non c’è nessuno seduto davanti, allunghi i sedili e ti metti sdraiato, e se poi tiri le tendine non ti dà più fastidio nessuno. Perché non li fanno ancora tutti così?

Le mie compagne di scompartimento sono due ventenni americane, una sovrappeso, l’altra sottopeso, entrambe in jeans e maglietta, l’aria dimessa, i capelli non pulitissimi, zaini giganteschi nella migliore tradizione dei viaggi InterRail. Quello della più in carne è particolarmente sporco. È coperto di scritte a pennarello e stemmi cuciti di città e Paesi, ma qualcosa non torna: le date vanno dal 1993 al 1999, quando questa ragazza andava al massimo alle elementari. Forse un fratello maggiore le ha passato l’eroico zaino con cui ha vagabondato durante il suo gap year? Lei non s’è sognata di pulirlo, però ha aggiunto come tocco personale un orsetto di peluche rosa legato a testa in giù alla cerniera, che dondola macabro come un impiccato.

La linea delle spalle dell’altra ragazza è invece definita da angoli acuti e malsani, le sue gambe sembrano bastoncini avvolti dai jeans. Nonostante la magrezza, però, ha tette enormi. Sembrano due palloni aggiunti a un palo, e forse lo sono – aggiunti, intendo.

La ragazza grassa solleva gli zaini e li sistema sulla rastrelliera, riempiendo tutto lo spazio tra i sedili con il suo debordante deretano. Ansima, sbuffa, si solleva in punta di piedi, protende in alto le braccia mentre sotto le ascelle si allargano due lunette scure di sudore, la T-shirt si stacca dai jeans a vita bassa denudando i grossi fianchi segnati da smagliature: nulla di tutto ciò spinge la magra ad alzarsi e darle una mano. Si limita a osservarla distaccata, come aspettando paziente di sapere se ce la farà o no. Mi alzo per aiutare, ma la ragazza grassa si dispone tra me e lo zaino che sta sollevando (quello dell’altra), rendendomelo impossibile. Mi risiedo, un po’ a disagio per il suo rifiuto. Ma dopo un istante capisco cos’è successo: il mio gesto gentile, semplicemente, non l’ha riconosciuto. Non ci dev’essere proprio abituata.

Appena usciti da Termini già attraversiamo un paesaggio straordinario, che in qualsiasi altra parte del mondo meriterebbe un viaggio apposta: la campagna con le rovine di acquedotti romani. Ma siamo in Italia, e a queste monumentali vestigia d’efficienza, grazia e durata non bada nessuno. Neanche le mie compagne di scompartimento, anche se, insomma, dovrebbe essere il loro mestiere di turiste guardare il panorama! Sono entrambe immerse nella lettura di libri tascabili, l’iPod nelle orecchie. Vorrei dire: presto! Alzate gli occhi! Non fateveli sfuggire! Questi acquedotti sono una delle meraviglie del mondo! Ma loro, niente.



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